
“Un cronopio vuole aprire la porta, e nel mettere la mano nella tasca per prendere la chiave si trova invece in mano la scatola dei fiammiferi, allora il cronopio resta male e comincia a pensare che se invece della chiave ha trovato i fiammiferi può essere accaduto l’orribile fatto che il mondo si sia spostato di colpo, e magari, dato che i fiammiferi sono dove dovrebbe esserci la chiave, può capitargli di trovare il portafoglio pieno di fiammiferi, la zuccheriera piena di soldi e il piano pieno di zucchero, e l’elenco telefonico pieno di musica, e l’armadio pieno di abbonati, e il letto pieno di vestiti e i vasi pieni di lenzuola, e i tram pieni di rose e i campi pieni di tram. Sicché questo cronopio è terribilmente angosciato e corre a guardarsi allo specchio, ma siccome lo specchio è messo un po’ per storto, quel che vede è il portaombrelli dell’entrata e i suoi dubbi si rafforzano e scoppia in singhiozzi, cade in ginocchio e non sa perchè ha le manine giunte. I fama suoi vicini accorrono per consolarlo, anche le speranze, ma passano ore prima che il cronopio si liberi da tanta angoscia e accetti una tazza di tè, che guarda ed osserva ben bene prima di bere, non capiti che invece di una tazza di tè sia un formicaio o un libro di Samuel Smiles.”
Julio Cortazar, Storie di cronopios e di famas, 1962
“Mino Maccari (…) propone di fondare insieme un giornale, che potremmo intitolare «L’Antipatico» o il «Rimbambito illustrato». Ci sediamo. Ha degli improvvisi sconfortati silenzi durante i quali sembra che voglia dire chissà che cosa importante, poi di colpo si mette a ridere. «Questa notte ho pensato lungamente a me stesso, cercando di tirar fuori una filosofia della mia vita. Tutto quello che sono riuscito a capire di me stesso l’ho scritto in questo foglietto. Leggi».
Sul foglio c’è scritto: «1) Non so contro chi credere. 2) Ho poche idee ma confuse. 3) Cercavo un impiego, ho trovato un lavoro 4) Ho una famiglia da farmi mantenere 5) Stento molto a capire, ma alla fine non capisco niente.»”
Ennio Flaiano, Fogli di Via Veneto, 1952, in La solitudine del satiro