Premessa: non sono nè particolarmente informato nè particolarmente appassionato al settore reality/trash/gossip. Sono raggiunto dai suoi clamori inevitabili, come quasi tutti. Qualche volta mi ci diverto, qualche volta mi ci incazzo.
Però mi è successa una cosa: l’altro giorno, sfogliavo il Mattino e, in una mezza paginata sul “caso Zequila-Pappalardo-Venier” di cui tanto si parla ultimamente (se non ne sapete niente sono contento: c’è chi vive sulla luna più di me), trovo, in un articolo dal titolo Fenomenologia di er Mutanda una frasetta banale che mi ha letteralmente deliziato:
“Carmen Di Pietro, ipnotizzata da Giucas Casella a Domenica In….”
Ciò che mi ha colpito e lanciato nelle profondissime riflessioni che seguono non è tanto il fatto raccontato (il “ghè”: se non capite, vedete sopra, parentesi precedente), ma proprio quell’inizio di frase: ho avuto un’illuminazione e ho capito che la sostanza di tutte queste faccende è alla fin fine la stessa da secoli. La fiera, il circo. L’ipnotizzatore, la donna cannone e quella barbuta, il forzuto e la belva. L’imbonitore che vende elisir di lunga vita, i mostri, gli animali parlanti, gli uomini illustrati…. Lo spettacolo bizzarro e la voglia di guardare cose strane. Eterno voyeurismo con un po’ di sadismo optional, per grandi e piccini. Altro che dittatura dell’immagine, dominio dei massmedia eccetera. E’ la stessa roba da migliaia di anni.
Sarà forse per la mia tendenza autoconsolatoria, e per il mio immaginario retrodatato, ma mi si è sciolto il cuore e la Di Pietro è trascolorata in quelle iconografie da circo vittoriano riprese in salsa psichedelica nei sixties. Per intenderci, quelle del pezzo che conclude la facciata A di Sgt. Pepper.
“…and of course Henry the horse dances the waltz…” (segue valzerino da giostra).
Ma forse sono troppo ottimista.