Venerdì sera, la mia amica M. esce da un locale in zona Chiaia, e vuol prendere un taxi per tornare a casa, nel quartiere Sanità. E’ circa l’una di notte. Piove a dirotto.
Il tassista dice che non vuole portarla, almeno non proprio a casa. Ha paura della zona. La sera prima, è stato ammazzato nei dintorni l’ennesimo camorrista. Confabulano per un po’. Quando fa il gesto di rivolgersi ad un altro tassista, quello accetta di portarla. Durante il percorso brontola sgradevolmente, quasi ostile.
Arrivati alla Sanità, M. gli dice che se non vuole arrivare proprio sotto casa, può lasciarla fuori al vicolo dove abita. Si fermano lì. Continua a piovere molto. Lei scende dal taxi. Appena scesa, è travolta e buttata per aria da un’auto a folle velocità. Cade a terra, semisvenuta e con la percezione di essersi fatta molto male. Intuisce che l’auto investitrice non si è fermata, e che il taxi è andato via. Sta per svenire. Per terra, sotto la pioggia.
Poi percepisce due persone che confabulano animatamente. Uno cerca di convincere l’altro che nunn’a può lassà nterra accussì. Chesta sta male. L’altro ribatte che non la può portare in ospedale. Passa un guaio. Non tiene l’assicurazione. Alla fine sente che due persone la caricano in macchina. Dolore atroce. Durante il percorso, il guidatore, quello che l’ha investita, le ingiunge di non dire per nessun motivo che è stato lui. Lei dice ok, ok, direbbe qualsiasi cosa pur di andar via da lì, farsi curare. Di malavoglia viene portata all’ospedale della zona. Al pronto soccorso dicono che l’investitore è scappato. Non si meravigli, succede spesso da queste parti commenta l’infermiere. La trasferiscono in ambulanza al CTO. Le fanno le radiografie: frattura scomposta di tibia e perone, spostamento della rotula, possibile rottura dei legamenti. Dovrebbero ricoverarla lì, ma non c’è posto. La riportano all’ospedale della Sanità, reparto chirurgia d’urgenza. Nel letto a fianco al suo, c’è la moglie del camorrista ucciso la sera prima, colpita di striscio da una pallottola.
I parenti ed amici di quel camorrista, poche ore prima hanno messo sotto assedio il pronto soccorso. Volevano sapere se era vivo o morto, non glielo dicevano. Quando hanno visto entrare il carro funebre, hanno assalito la polizia. Decine di persone. Parabrezza delle volanti rotti a colpi di casco, tergicristalli divelti, agenti contusi. Hanno dovuto chiamare rinforzi e disperderli a manganellate.
Il giorno dopo, a Barra è stato ucciso un altro camorrista.
Il giorno dopo, M., guardando in borsa, si è accorta che qualcuno le aveva rubato i soldi. Venticinque euro.
MMMMMMMMMMMMMMMMmhhhhhhhhhhhhhhhhhh, che storia brutta, da fiction, eppure si tratta di pura e semplice realtà napoletana! Mannaggia! Mannaggia!!! Mi spiace tanto per la tua amica, credimi. Un augurio di pronta guarigione.
hai scritto un articolo bellissimo. Un articolo di cronaca trattato con la sensibilità di un redattore sociale. E ti garantisco che è un fatto raro.
a presto
c.
W NAPOLI!!!!
I LOVE NAPOLI!<3