La mia riconoscenza a Coscioni
Ha fatto della politica un dono
di Oscar Giannino
Luca Coscioni è il simbolo di una politica nuova, la sua grandezza è quella di aver moltiplicato la forza della propria condizione di malato al servizio di una politica che torna finalmente a essere pieno e vero Beruf weberiano. Personalmente, da malato meno grave soggetto volontario a terapie sperimentali, da conoscitore e coadiutore da anni in reparti di malati terminali per patologie oncogene come genetiche degenerative, per Luca provo una riconoscenza pari a quella di decine di migliaia di altri malati italiani. Come osservatore di cose politiche, per lui provo però e continuerò a provare assai più che riconoscenza. Chi è per sua fortuna estraneo, all’esperienza delle malattie attualmente ancora senza risposta, a Luca riserva l’ammirazione che si deve alla ferrea determinazione di chi non si perde d’animo, come invece capita purtroppo a tantissimi colpiti dal male, in un mondo che dell’ablazione di malattia e sofferenza ha fatto un suo sciocco paradigma di allontanamento da sé del dubbio sul senso della vita e della sua dignità . Ma chi dentro di sé continua ad avere per la politica una passione alta, deve nutrire per Luca una riconoscenza assai maggiore. Il suo carattere e la sua determinazione nel continuare a interagire nella vita privata e pubblica grazie a nuove macchine (che anche «attraverso di lui» sono state sperimentate) ci dice della sua grande forza. Ma è come si sia volto tutto ciò a una battaglia politica, che ci dice di una cosa oggi straordinaria. Ci consegna l’eredità di uno dei rarissimi casi in cui la politica non è officium – funzione razionalizzante a vantaggio di sé e della propria parte, secondo gli strumenti e i canoni della scienza politica – ma munus, nel senso romano-repubblicano e cristiano del termine, una missione il cui scopo è realizzare un dono all’altro da sé e dai propri sodali, in nome di una comune appartenza umana.
Grazie Paolo per il contributo. L’articolo è molto bello, l’avevo peraltro già sentito alla rassegna stampa di Radio Radicale, assieme ad altri, altrettanto belli e sentiti.
Questo è uno di quei momenti in cui la forza limpida delle persone e delle loro storie concrete e spesso dolorose fa piazza pulita della spazzatura che siamo costretti a leggere e spesso ad assimilare inconsapevolmente. Purtroppo però questo succede spesso quando qualcuna di quelle persone se ne va. Allora tutti diventano buoni e tirano fuori la parte migliore, più disinteressata ed alta di se stessi. Così va il mondo….
Sul Riformista del 21 febbraio 2006
La mia riconoscenza a Coscioni
Ha fatto della politica un dono
di Oscar Giannino
Luca Coscioni è il simbolo di una politica nuova, la sua grandezza è quella di aver moltiplicato la forza della propria condizione di malato al servizio di una politica che torna finalmente a essere pieno e vero Beruf weberiano. Personalmente, da malato meno grave soggetto volontario a terapie sperimentali, da conoscitore e coadiutore da anni in reparti di malati terminali per patologie oncogene come genetiche degenerative, per Luca provo una riconoscenza pari a quella di decine di migliaia di altri malati italiani. Come osservatore di cose politiche, per lui provo però e continuerò a provare assai più che riconoscenza. Chi è per sua fortuna estraneo, all’esperienza delle malattie attualmente ancora senza risposta, a Luca riserva l’ammirazione che si deve alla ferrea determinazione di chi non si perde d’animo, come invece capita purtroppo a tantissimi colpiti dal male, in un mondo che dell’ablazione di malattia e sofferenza ha fatto un suo sciocco paradigma di allontanamento da sé del dubbio sul senso della vita e della sua dignità . Ma chi dentro di sé continua ad avere per la politica una passione alta, deve nutrire per Luca una riconoscenza assai maggiore. Il suo carattere e la sua determinazione nel continuare a interagire nella vita privata e pubblica grazie a nuove macchine (che anche «attraverso di lui» sono state sperimentate) ci dice della sua grande forza. Ma è come si sia volto tutto ciò a una battaglia politica, che ci dice di una cosa oggi straordinaria. Ci consegna l’eredità di uno dei rarissimi casi in cui la politica non è officium – funzione razionalizzante a vantaggio di sé e della propria parte, secondo gli strumenti e i canoni della scienza politica – ma munus, nel senso romano-repubblicano e cristiano del termine, una missione il cui scopo è realizzare un dono all’altro da sé e dai propri sodali, in nome di una comune appartenza umana.
Grazie Paolo per il contributo. L’articolo è molto bello, l’avevo peraltro già sentito alla rassegna stampa di Radio Radicale, assieme ad altri, altrettanto belli e sentiti.
Questo è uno di quei momenti in cui la forza limpida delle persone e delle loro storie concrete e spesso dolorose fa piazza pulita della spazzatura che siamo costretti a leggere e spesso ad assimilare inconsapevolmente. Purtroppo però questo succede spesso quando qualcuna di quelle persone se ne va. Allora tutti diventano buoni e tirano fuori la parte migliore, più disinteressata ed alta di se stessi. Così va il mondo….