26 Aprile 2025

Scrivo avventurosamente questo primo post vacanziero dalla reception del campeggio di Gallipoli dove mi trovo a pascolare da qualche giorno. Il tempo a disposizione è poco, e quindi non mi dilungherò. Posso solo dire che se c’è un elemento davvero prevalente (quasi ossessivo) che mi ha colpito in questo viaggio in Salento, è il tremendo contrasto (classico, banale) tra il bello e il brutto. Il bello: il paesaggio, magnifico, e le altrettanto magnifiche città e paesi, nei loro centri storici pieni di meraviglie barocche. Il brutto: l’orrenda farcitura di tutto ciò con un’edilizia “moderna”, che fa gridare all’orrore, senza alcun criterio se non il capriccio mostruoso di alcuni geometri e/o assessori per i quali il contesto, lo stile, l’omogeneità sono concetti senza senso. Un tripudio di alluminio anodizzato, di “audaci” costruzioni postmodernizzanti, bauhaseggianti, razionalistizzanti, in una gara a chi cita e stravolge peggio, senza vergogna alcuna della propria povertà inventiva e del proprio cattivo gusto. Uno a fianco all’altro, senza preoccuparsi minimamente di dare omogeneità, neppure alla bruttezza. E, a pochi metri, come sotto assedio, capolavori d’arte e di umanità costruiti nei secoli. E un mare che sembra volerti offrire tra le altre consolazioni, quella dell’oblio.

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