26 Aprile 2025

Domenica, alla trasmissione Parla con me, Serena Dandini intervista Dario Fo (qui il video completo).

Dandini: Vorrei un parola tua definitiva su un’annosa questione… la domanda tipica che ci si fa sempre: chi ha il cuore a sinistra riesce a fare una satira efficace nei confronti della sinistra?… tu sei il grande maestro di satira di tutti noi….  hai la cattedra di “sberleffo al potere”…

Fo: No. è pericoloso, difficile e pericoloso….  prima di tutto devi andarci coi piedi di piombo, non esagerare nell’entrare a piedi giunti, come si dice, e certe volte ingoiarti delle situazioni, delle battute che ti piacerebbe buttare perchè altrimenti crei un disastro soprattutto nei tuoi compagni, i compagni non ti capiscono, non reggono…..

Questo ho sentito, e non credevo alle mie orecchie. Con candore ammirevole, il vate della satira, l’alfiere della fustigazione di ogni potere (e maestro di tutte le insopportabili retoriche relative all’argomento), il Nobel più antagonista che ci sia, diceva che la satira si deve frenare, si deve ingoiare le battute perchè se no i compagni si arrabbiano. Perfino la Dandini era stupefatta (ma con l’abituale nonchalanche da compagna di mondo, non lo dava a vedere).
Ripensandoci però, c’è poco da stupirsi. E’ atteggiamento del tutto coerente con la storia dell’uomo. Prima di tutto i Compagni, il Partito, la Causa. Il potere va attaccato se il potere sono gli altri, quelli che ti stanno antipatici, i cattivi, i ricchi, i rozzi, i Re, gli sbirri, i capitalisti. Se sono i Compagni, i buoni, il Partito, gl’intelligenti, gli operai i contadini e gli studenti uniti nella lotta, magari finanche un dittatore, purché sia compagno e barbuto, allora zitti.
Mina e Dario FoA me -lo dico davvero, senza ironia- Dario Fo sta simpaticissimo. Fin da quando ero piccolo, e nella RAI appena riformata, lui tornava dopo l’esilio e faceva i suoi spettacoli in prima serata. Non mi perdevo una puntata. E’ un attore geniale, un uomo di cultura, un artista e una persona che difficilmente può suscitare antipatia, col suo faccione sorridente. E questo è un guaio. Perchè a nessuno va di dirgli cose antipatiche, tipo hai detto una gran cazzata, dici fesserie e assumi posizioni sbagliate, pericolose e perdenti da quarant’anni. Per antonomasia sei l’antipotere, l’anticonformista, l’antiretorico ma in realtà sei l’artefice dei peggiori luoghi comuni retorici di sinistra. Tipo quello dell’artista scomodo. Del martirologio narcisista dei nemici del potere che stanno sempre in tv, riempiono i teatri, i giornali, i libri, e quando si assentano per un po’ dallo schermo pare che sia arrivata la dittatura. E degli insopportabili tormentoni su se stesso: tipo quella del giullare che disturba il potere con lo sghignazzo. Ecco, ci sono delle parole che andrebbero abolite dal vocabolario non in generale, ma soggettivamente. Se si riuscisse a non far pronunciare più le parole giullare, re, potere, satira e sghignazzo a Dario Fo, sarebbe un bel progresso.
Ma lo si deve pur comprendere, Fo. Ha ottant’anni. Certe categorie di ragionamento non le rinnova da un bel po’ e non ci si può aspettare che le cambi ora.

Il problema sono gli altri, siamo noi.

Parliamo un po’ della Dandini, ad esempio.
Nella sua trasmissione, tutto è assolutamente prevedibile, nei toni e nell’atteggiamento. Il suo è sempre quello della donna intelligente e compagna col sopracciglio marpione ironicamente alzato, che di fronte all’ospite di turno ammicca sottintendendo: mo’ te faccio ‘na domanda un po’ tajente, sarcastica, ‘ntelligente. Ma tanto ciò sò che pure tu sei bravo e intelligente e sei compagno, e capisci e rispondi a tono e nun te la piji. Che qua vengono solo persone de qualità, bravi belli spiritosi e de sinistra. E se pure nun sò de sinistra, so’ bbravi, so’ simpatici o so boni. E se pure uno su cento fosse de destra – noi semo democratici – uno dice: màppero, però sto tipo pure che magari è ‘n pò destro però ce sa ffà. Aa fin fine, è compagno pure lui e nun lo sa. Un applauso!
Il salottino della meglio gioventù. Qui c’abbiamo il cuore a sinistra. C’è bella gente, tutti compagni, simpatici. E se magna bbene. E ve fate pure ‘n sacco de risate co la satira che nun guarda nfaccia a nisuno. 
Se la cantano e se la suonano.

Voglio qui porre una questione generale. Che è quasi un appello. Perchè la sinistra lascia il monopolio della critica alle ovvietà compiaciute, alla retorica narcisistica, alle cazzate, al settarismo, alla faziosità, alla spudoratezza -dei comici, dei giornalisti, degli “intellettuali” di sinistra nella televisione pubblica- a Berlusconi e a personaggi come Schifani, Bondi, Gasparri, Cicchitto e compagnia -che peraltro, porelli, la fanno pure male-? Perchè? A fronte di qualche limpida eccezione, come Aldo Grasso e pochi altri, lo scenario è deprimente.

La sinistra -così mi hanno insegnato da piccolo- è quella del pensiero critico indipendente, no? Del dubbio. Della fuga dai luoghi comuni. Della costante messa in discussione delle certezze. Dell’amore per la verità oltre i dogmi. Per questo è migliore -per così dire-. No? Eppure c’è qualcosa che non torna. Ditemi dove ho sbagliato. Forse ho capito male?

2 thoughts on “Er clebbino de noantri

  1. ti hanno detto male, caro ciccio, o almeno che c’è una parte della sinistra che ragiona come dici tu.
    Poi ce ne è naltra molto diversa, dogmatica, acritica, saccente, arrogante, spocchiosa.

    Cià
    GY

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