Aldo Buzzi, da “La lattuga di Boston“, Ponte alle Grazie 2000.
«Come sta?» dissi.
«Ho preparato una proposta da sottoporre al ministro della giustizia per punire una categoria di persone che mi dà fastidio in modo particolare».
«Per esempio?» dissi.
«Per esempio quelli che, dopo aver nominato New York, se devono nominarla un’altra volta, dicono la Grande Mela. Per questi la pena dovrebbe essere l’ergastolo».
«Accidenti!» dissi.
«Sì, ma non solo per questi. Anche per quelli che, dopo aver nominato il dollaro, se devono nominarlo una seconda volta, dicono il biglietto verde; o, se devono nominare l’oro una seconda volta, dicono il metallo giallo. E stessa pena per quelli che dopo il pallone, invece di ripetere il pallone dicono la sfera di cuoio» aggiunse. «E per quelli che prima dicono il papa – una paroletta breve che fa risparmiare tempo e fatica – e poi si buttano su Giovanni Paolo Secondo?»
«Ergastolo» dissi.
«Bravo. E per quelli che, dopo aver nominato Gelli, aggiungono sempre l’ex maestro venerabile della loggia P2?»
«L’ergastolo, come sopra» dissi.
«No, la fucilazione».
«Allora» dissi, «andrebbero fucilati anche quelli che, a suo tempo, dopo aver nominato il generale Noriega, aggiungevano sempre l’uomo forte di Panama»
«Naturalmente» disse «e stessa pena per chi, a qualunque proposito, da qualunque pulpito, usa la parola millennio».
«Di questo» dissi, «sarà più difficile persuadere il ministro».
«Non importa. Io faccio la proposta. Se poi non la accettano, la vergogna ricadrà su di loro. Sto lavorando anche a un’altra proposta per punire tutti quelli che invece di ‘i gnocchi’ scrivono ‘gli gnocchi’. non c’è nessuna difficoltà a pronunciare i gnocchi, come non ci sono difficoltà a pronunciare ignoto, ignorante, ignobile. Vede, se dico ‘gli gnocchi’, dovrei anche dire ‘Alessandro Volta, l’inventore degli gnocchi di patate’».
«Ahi! ahi! E chi introduce nei cervelli queste assurdità?»
«Sono certe maestre… le figlie di quelle che un tempo insegnavano anche a scrivere ‘carne in iscatola’».
«E’ vero» dissi. «Mi ricordo una carne in iscatola che era rimasta nelle prime pagine di Tempo di uccidere di Flaiano. Ho sostituito l’iscatola con una normale scatola e Flaiano mi ha ringraziato. Allora, lavori forzati per le maestre?»
«Mah… cosa vuole… Probabilmente poche saranno ancora in vita, in pensione. Arresti domiciliari».
«La saluto, Parto. Vado in Isvizzera… Non si agiti. Sto scherzando. buon lavoro».
ciao marco, un saluto da Kei.
sto visitando spesso il tuo blog, mi piace molto.
saluti
Personalmente darei la pena di morte anche a quelli che completano motti, proverbi, modi di dire e citazioni, naturalmente sbagliando. Del tipo:
Dopo aver vinto sull’ennesimo cliente, il Direttore lanciò un urlo che riecheggiò per tutta la filiale: – Uber Alles!
– Minor cessat, – aggiunse l’impiegato.
Peccati di zelo.
Saluti
Io strattonerei quelli che dicono “David Bowie” e poi, dopo, “il Duca Bianco”. Stessa storia per “Prince” e “il Folletto di Minneapolis”.