26 Aprile 2025

Il gioco dell'impiccatoSaddam Hussein è stato “giustiziato” stanotte, mediante impiccagione.

Non ho voglia, qui, ora, di riassumere il perché la cosa mi faccia orrore e mi preoccupi. E perché mi preoccupi ancora di più la bestia che vedo riapparire -riappare periodicamente- dietro certi discorsi “civili” che sento o leggo in giro: quelli di coloro che “se lo è meritato”, “non era degno di vivere”, “sono contrario, ma in questo caso….”, o di chi addirittura tira in mezzo Piazzale Loreto come prima pietra imprescindibile della rinata Democrazia Italiana (più o meno la stessa cosa che ha detto Bush oggi). Se volete, qui c’è una discussione esemplificativa sull’argomento, tra le mille altre.

Per conto mio, oggi faccio una piccola azione simbolica. D’ora in poi sarà presente permanentemente su questo blog il link a Nessuno Tocchi Caino.

4 thoughts on “Il gioco dell’impiccato

  1. caro marco,
    la questione è più complessa. Un conto è la pena capitale comminata in forza di una discutibilissima politica giudiziaria (irrecuperabilità del reo, inutilità della pena detentiva, deterrenza, monito etc) altro è il caso dei dittatori e dei tiranni.
    In tali casi essere o non essere a favore della pena capitale è solo una pura petizione di principio (un po’ come per la guerra e la pace).
    talune risme di dittatori – come Saddam – infatti non avevano che un destino, giacchè l’ex rais ebbe molte chance di cambiare il proprio destino.
    Doveva finire così anche Pinochet, ma lui è stato furbo e lungimirante ed è morto di vecchiaia.
    In ogni caso vedi il mio blog e quanto ho scritto su http://www.libmagazine.eu (mese di novembre).
    a presto, ciao.
    Geppone

  2. Caro Geppy, credo che sia proprio tu invece che, senza rendertene conto, sposi una petizione di principio, e tra le più pericolose. Infatti qui, a differenza del caso guerra/pace, non è in ballo un criterio di necessità (quando la guerra viene definita “giusta”, vuol dire che talvolta può essere necessaria, ma non certo aderente al principio morale della Giustizia. Nessuna guerra è giusta, nessuna guerra fa giustizia). Dov’è la *necessità* di uccidere il tiranno? Da un punto di vista meramente pratico dubito seriamente che in questo caso ci saranno dei vantaggi, anzi. Dunque, mancando la necessità pratica, resta solo il valore simbolico, che è quello che mi pare tu adotti, in barba al tuo conclamato pragmatismo .Giustappunto una petizione di principio. Certo, c’è chi pensa che certe persone debbano essere ammazzate in quanto simboli. Lo facevano le BR una ventina d’anni fa.
    Ma come spesso ti ripeto quasi ossessivamente, credo che il problema sia che tu hai un’idiosincrasia per le posizioni troppo ecumeniche, in odore di buonismo, anche se sono posizioni giuste. Banali ma giuste. E’ più forte di te, non ce la fai. Devi fare per forza il Ferrara, quello che la sa più lunga, quello meno fesso dei pecoroni cattocomunisti. Ammetti come unica eccezione solo la Shoah. Ma forse, se non ci fosse Israele in mezzo, magari pure quello ti sembrerebbe un discorso esagerato…. come quel Finkelstein, hai presente?… Esagero, non ti preoccupare… talvolta sono provocatorio anch’io 🙂

  3. Caro Marco,
    francamente m’interessano poco, se non niente, le tue intepretazioni dietrologiche, giacchè tu sposti il problema dal merito ai motivi che stanno dietro le mie idee, i quali a me interessano poco, se non niente, quindi figuriamoci a te o ad altri.

    Detto ciò, se hai avuto modo di leggere quanto ho scritto più compiutamente sull’argomento, e se hai avuto modo di leggere quanto hanno scritto Paul Berman ed Emanuele Ottolenghi (il primo lo trovi sul mio blog post del 4 gennaio), il secondo sul blog di Christian Rocca Camillo, ma tra poco lo posto pure sul mio blog) appurerai notevoli assonanze con quanto sostengo.
    Poi, se vorrai dietrologia anche a Berman ed Ottolenghi, accomodati.

    Quanto alle tue obiezioni: quando dico petizione di principio voglio sottolineare l’astrattezza di essa, intendendo che la pace o la guerra – o la fine di SH – sono fatti che nè io, nè te possiamo evitare, poichè era nelle forze delle cose, cioè il cursus criminale dell’ex rais, che ci sarebbe stata la guerra e poi la condanna a morte.
    Credo inoltre che ci siano guerre giuste e sbagliate e che le guerre giuste possano portare alla Giustizia.
    Infine: la necessità di uccidere il tiranno non è simbolica, ma rappresenta la cesura di un’epoca: evitare che il tiranno e il suo clan ritorni al potere, voltare pagina.
    Ma su questo meglio di me ha scritto Ottolenghi.

    Con immutata stima e amicizia.
    Geppy
    … poi ne parliamo meglio de visu: ma ti prego: evita la dietrologia anche perchè sono meglio di Ferrara e la so più lunga 🙂 🙂

  4. Ok, stiamo ai fatti senza dietrologie. Tu dici:

    “la pace o la guerra – o la fine di SH – sono fatti che nè io, nè te possiamo evitare, poichè era nelle forze delle cose, cioè il cursus criminale dell’ex rais, che ci sarebbe stata la guerra e poi la condanna a morte.”

    Cioè, il destino ineluttabile. Quello per il quale tutto è già scritto, e nulla si può fare. La guerra era destino? L’ha voluta Dio, che ha deciso che una soluzione meno tragica, che pure era nelle mani degli uomini -l’esilio del dittatore, ad esempio, fatto non utopico ma con precedenti significativi- non era possibile? Così come ha deciso -sempre Dio- che il tiranno deve morire? A me pare invece che siano tutte decisioni umane, troppo umane, fallibili e spesso sbagliate. La guerra, tu dici può portare alla Giustizia. Ma è intrinsecamente ingiusta. La seconda guerra mondiale, indubbiamente, era giusta. Ma era, come tutte le guerre, un mezzo, non un fine. Qualcosa che produce Hiroshima e Dresda, è sommamente, ontologicamente ingiusta. Necessaria forse, non giusta.
    Ma mi rendo conto che qui si rischia di andare troppo lontano.
    Torniamo ai tiranni ed alla morte. Precisamente come la guerra, la pena di morte, per chiunque, tiranni o serial killer o innocenti, è un prodotto di decisioni umane. E, ti ribadisco, nel caso di Saddam, non solo è, come sempre, ingiusta, ma non necessaria ed anzi nociva alla giustizia (gli altri processi? argomento banale, ma cosa giustificava tutta questa fretta? Se lo ammazzavano appena preso, avrei capito di più il senso). Tu dici che c’è il rischio che il tiranno torni al potere. Davvero lo credi? Dall’ergastolo, dall’esilio, è davvero questo il rischio? E, morto lui, tutti diventeranno buoni e rassegnati alla sconfitta? Lo stiamo vedendo in questi giorni. Stiamo voltando pagina, altrochè!
    E comunque, io credo che esistano certe “petizioni di principio” che o non ammettono eccezioni, o, se le ammettono, devono essere molto ma molto seriamente motivate. “il destino”, “la foza delle cose”, la necessità storica (ma tu fossi diventato marxista, nè Ge’ ?!) non mi pare rientrino in questa categoria.

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