Ho visto questo film qualche giorno fa, e ho continuato a pensarci su per un po’ prima di decidermi a scriverne: era necessario metabolizzare, mettere meglio a fuoco cosa mi è piaciuto e cosa no.
Detto in due parole: è un bel film, di uno dei rari autori italiani dotati di sguardo e personalità originali, recitato straordinariamente, ma che non convince del tutto. Un’opera che ha geometria, ironia, senso estetico, cura del dettaglio e della forma, un gusto eterodosso, di sapore letterario, per i paradossi morali (e molto interessante). Però non si avverte passione (scusatemi il termine, non me ne vengono di migliori). C’è poca carne e poco sangue. Direte: ma mica sono sempre necessari, magari è proprio quello che Sorrentino voleva fare, un apologo disincantato, volterriano, di gusto nordico, che illumina con la fredda luce dell’intelligenza e dell’ironia le miserie di questi tempi….. E ci fermiamo qui con le frasi fatte.
Embè, certo, magari voleva fare proprio questo, ed io, fratelli cari, ho forse dei gusti troppo femminei, un po’ mèlo. Ma non credo sia proprio così. Le conseguenze dell’amore era un film dalle molte analogie con questo, ma più equilibrato: funzionava come un orologio (svizzero), sia dal punto di vista della storia, sia da quello dell’indagine “morale”, sia -paradossalmente- dal coinvolgimento emotivo che riusciva a creare. In questo Amico di famiglia, prevale il gusto virtuosistico per il lampo geniale, l’ellissi, lo spiazzamento, il dettaglio sorprendente e talora enigmatico. E comincia ad affiorare anche, sottilmente, un senso di autocompiacimento che secondo me è il pericolo capitale dal quale Sorrentino farà bene a guardarsi per preservare il suo enorme talento.
E’ comunque un film che vale la pena di vedere: Giacomo Rizzo è straordinario, è talmente e credibilmente laido da sfiorare il sublime. Troppo spregevole per non risultare affascinante. La fotografia (tutta basata sui contrasti tra la luce abbacinante degli esterni ed la soffocante penombra degli interni) e l’ambientazione stranianante tra fantasmatiche architetture littorie e spiagge dell’agro pontino sono notevoli. I dialoghi offrono momenti fulminanti, con lampi di divertimento al vetriolo. Persino Bentivoglio sorprende in un ruolo insolito. Ce n’è abbastanza, credo.
Il conto:
Spesi: 5,00 euro
Valore effettivo: 5,00 euro
Bilancio (film): +0,00
Penalità: 1,5 euro (cinema Filangieri sala mignon, fettina inferiore del quadro brutalmente tagliata, fettina di sinistra strabordante sul muro)
Per la cronaca: c’è pure la giovane e bella Laura Chiatti, che ci mette del suo…
( – Lei mi sta toccando…;
– Sto toccando il paradiso;
– Non è il paradiso, è la giovinezza!)
“NON E’ IL PARADISO” è un libro edito da Sironi scritto da Antonella Cilento.
Ho visto il film mercoledì scorso. Il mio bilancio è ‘o’ perchè non ho speso un soldo dato che mi ci ha portato un amico con dei biglietti omaggio. Una pellicola che mi è piaciuta tanto perchè anche se ambientata nell’Agropontino, il protagonista è napoletano e rimane tale. Gli usurai esistono in tutto il mondo, ma la figura dell’usuraio napoletano è sempre piena di sfaccettature e di sfumature filosofiche. Giacomo Rizzo è attore di teatro, spesso i suoi spettacoli stanno al Sannazzaro, al Totò, al Diana. La sua struttura come interprete lo fa fondere in un tutt’uno col personaggio: laido, vero, ma con origine di un’infanzia infelice, abbandonato dal padre trasferitosi nella capitale, un’adolescenza ancor più triste perchè non piacente e quindi un bilancio di scarsa, se non inesistente vita sessuale, unica cosa che sa fare, l’usuraio, illegale e illecito, perchè quelli leciti e legali sono le banche, la copertura del suo lavoro, un mestiere tra i più antichi ed artigiani, il sarto.
Bellissimo il finale. Per chi ci andrà saranno soldi spesi bene.
Non avevo fatto caso all’involontaria citazione…. lo riferirò ad Antonella 🙂