Di tutti gli interventi militari occidentali (o se preferite, guerre) degli ultimi anni, quello in Afghanistan dopo l’11 settembre è stato quello sulla cui necessità ho sempre avuto meno dubbi.
Poi, arriva una notizia come questa e mi prende un sentimento misto di sconforto e di rabbia.
Anche questa volta, mi riconosco, parola per parola, in quello che scrive Luca Sofri sul suo blog:
A me la notizia che in Afghanistan vogliano condannare a morte uno perché si è convertito al cristianesimo, fa abbastanza impressione. E che poi lo facciano o meno, cambia poco le cose. Quello è un paese dove si può essere uccisi per legge perché si segue una religione piuttosto che un’altra (quadruplo scandalo giuridico per noialtri: la pena di morte; la persecuzione di un non reato; la persecuzione della libertà di espressione; la commistione tra stato e chiesa): se uno aderisse ai metodi bushisti, ce ne sarebbe abbastanza da invadere il paese di nuovo per esportare la democrazia.
Se uno invece è di metodi più saggi, e non vuole usare questo tragico di stato di cose solo per regolare i propri conti politici con americani e filoamericani, mi pare sia il caso di pensare a pressioni serie e rigide: smettere di trattare l’Afghanistan come un paese amico e liberato finché permane questo stato di cose.
Aggiungo solo che forse quest’uomo si salverà dal patibolo (dalle pietre? dalle scimitarre? dai fucili?) se riuscirà a dimostrare di essere pazzo. Orrore su orrore.
A che diamine è servito “liberare” quel paese?
Tornerei ai problemi veri degli italiani:
SALUTE: INCUBO FORFORA PER 50% GIOVANI MASCHI ITALIANI = MA COLPISCE ANCHE 40% DONNE, APRILE E SETTEMBRE MESI PIÙ A RISCHIO Milano, 27 mar. (Adnkronos/Adnkronos Salute) –
Incubo forfora per il 50% dei giovani uomini italiani. Un problema «al maschile che non risparmia però le donne, colpite nel 40% dei casi. E che si fa più acuto in aprile e settembre, peggiorando la caduta di capelli giá di norma più copiosa in primavera e autunno. Il problema Le regole d’oro per combattere uno degli inestetismi più temuti dai «narcisì»sono state ricordate, oggi a Milano, dalla dermatologa dell’universitá di Bologna, Antonella Tosti, e dalla psicologa dell’universitá di Genova, Gianna Schelotto. Intervenute a un incontro le due esperte hanno avvertito delle possibili implicazioni del disturbo sull’autosima di chi ne soffre. I più minacciati dalla nevicata deturpa-abitì sono «gli afro-americani, molto più di caucasici e orientali, e i giovani maschi dai 18 ai 30 anni», ha spiegato Tosti. È infatti dopo la pubertà, ha sottolineato, che cominciano le secrezioni sebacee considerate una concausa della forfora. Ma a scatenare quello che in realtá è «il sintomo» di una malattia detta dermatite seborroica – ha aggiunto la dermatologa – ci sono poi altri due fattori: una carenza delle ceramidi, i grassi che fanno da barriera protettiva al cuoio capelluto, e un lievito chiamato malassezia globosa, che degrada i lipidi dello stesso cuoio capelluto producendo l’acido oleico responsabile di infiammazioni, desquamazione e prurito».
RIMEDI – Come contrastare il fenomeno? Per prima cosa sfatando il mito secondo cui lavarsi troppo spesso i capelli e tormentarlì con lozioni e simili peggiora la forfora. «Un’igiene regolare è invece il primo comandamento per uccidere il lievito che scatena la forfora», ha raccomandato Tosti. E il fatto che gli afro-americani siano i più colpiti, ha ipotizzato, può dipendere proprio dalla loro abitudine di lavarsi meno spesso i capelli per non rovinare pettinature molto complicate». Ma se gli shampoo specifici non bastano, e «soprattutto nei periodi in cui la forfora è più aggressiva, è meglio rivolgersi al medico – ha concluso la dematologa – Sia per essere sicuri che la forfora non dipenda da una malattia diversa e comunque frequente, come la psoriasi del cuoio capelluto, sia per farsi prescrivere farmaci mirati ».
ANSIA SOCIALE – Insomma un problema con una sua importanza a dispetto della sua «benignità» , anche perchè, ha riferito Gianna Schelotto, «nelle persone con un ‘egò più fragile può essere ingigantito fino a diventare una vera tragedia, scatenando un’ansia sociale e abbattendo ulteriormente l’autostima».
27 marzo 2006
Turbato, seccato e anche incazzato x questa tristissima vicenda afghana.
Tuttavia la spugna non va gettata e, in ogni caso, diamo tempo al tempo.
Saluti.
GN