Ci sono dei film che hanno una digestione lenta. Quando li vedi non sai bene se ti sono piaciuti oppure no. Poi passano i giorni, il metabolismo emotivo fa il suo corso, ti ritornano in mente immagini, suoni, facce, storie, e ti rendi conto che si, era proprio bello. Sciogli le riserve e ti arriva finalmente nelle vene quel nutrimento lungamente lavorato dai succhi e dagli umori secreti chissà dove nelle visceri cinematografiche.
Nuovomondo appartiene senz’altro a questa categoria. E credo che la lentezza della digestione derivi, in questo caso ma forse in genere, dalla sua alta concentrazione simbolica, fatta più che di parole o di storie, di immagini che attingono a strati profondi della memoria, probabilmente più collettiva che individuale.
E’ un film particolare, ambizioso. Fatto di estremi e di inganni: il “realismo” scabro che lo attraversa, e che soprattutto all’inizio sembra essere la sua cifra, in realtà nasconde – e da un certo punto in poi rivela – il suo contrario: la visionarietà simbolica, il fantastico applicato ai destini delle persone (altra felice contraddizione), la storia che cozza con il delirio. Il vecchio col nuovo, una lingua con l’altra, la voce con il silenzio, il grande con il piccolo.
Mi rendo conto che sto pericolosamente ghezzeggiando, e mi fermo subito. Aggiungo solo poche annotazioni: che vale la pena di vederlo. Che se vi piacciono i film d’azione non fa per voi. Che è il film straniero candidato agli Oscar per l’Italia. Che gli interpreti sono straordinari, tutti non professionisti, pare, tranne Charlotte Gainsbourg e Vincent Schiavelli (chi è? vi chiederete. Questo signore qui, una faccia “minore” indimenticabile di Hollywood, che è morto subito dopo le riprese). Che un’intervista a Crialese mi ha confortato in un’intuizione che avevo avuto guardando il personaggio del ragazzo muto col cappello. A una domanda precisa dell’intervistatrice, e cioè se fosse ispirato ad Harpo Marx, il regista ha risposto che non lo escludeva, essendo parte del suo immaginario di cinefilo. Io aggiungerei solo che mi sembra un misto tra Harpo e Chico. Quello col cappello a pan di zucchero, l’ebreo tedesco emigrato in America che fingeva di essere italiano.
Il conto:
Spesi: 7,00 euro
Valore effettivo: 7,00 euro
Penalità: 5 euro (al cinema Modernissimo sala 1, tempio sedicente dei cinefili di prima visione, pellicola graffiata, righe verticali a singhiozzo per buona parte della proiezione)
Bilancio (film): +0,00
Bilancio (cinema): -5 , con diffida e imprecazione