26 Aprile 2025

Disegno di Saul SteinbergMi alzo dal water e tiro lo scarico. Lo sguardo cade sul portarotolo. La carta è finita, ed è rimasto soltanto il nudo torsolo di cartone grigio. C’è qualcosa stampato sopra, in grossi caratteri blu: “Non dimenticare la convenienza: ricomprami”.

Ora, che un rotolo esaurito di carta igienica mi si rivolga personalmente con un accorato appello, dandomi perfino del tu, è un’esperienza che non avevo mai vissuto. Sono pervaso da un moto di commozione. Attribuisco una soggettività, magari anche un’anima a quel cilindro di cartone pressato. Lo immagino come una piccola fiammiferaia, un esserino cui dal mio capriccio dipende la vita o la morte. Ricomprami! Ma che vuol dire? Mica ricomprerei lui. Casomai un suo parente. Che magari non si conoscono neppure, o si stavano sulle palle da quando erano alberi. E poi, quel “Non dimenticare la convenienza” è sospetto… No, sei un mercenario. Ti butto e non ricomprerò neanche tuo cugino. Comprerò quello che ti somiglia, al discount dei pezzenti, che è buono come te e costa la metà, se proprio devo ricordarmi della convenienza e non della solidarietà. Umana, stavo per dire. Ma come si potrebbe chiamare una relazione con tonalità affettiva tra un uomo e ed un rotolo esaurito?

Eppure, io mi scopro sensibile quando qualcosa vuole comunicare con me, soprattutto nell’ambito del bagno. Ricordo la sensazione di felicità che mi diede una bomboletta di schiuma da barba di un tipo diverso da quella che usavo di solito (il discount pezzente era troppo lontano per andarla a comprare, e dovevo radermi). Stappai la bombola, con quel bel ciock! che fa il coperchio di plastica e vidi, sul bordo della cupoletta, una cordiale scritta in rosso: “Buon giorno!”. Beh, manco avessi incontrato un amico d’infanzia. Fu una rasatura dolcissima. Il rasoio mi sembrò una mano che mi accarezzava la faccia.

E quella volta che trattenni i singhiozzi quando, in un autobus, il sacchetto di plastica impugnato dalla corpulenta signora cui avevo ceduto il posto m’implorava: “Non abbandonarmi!”? M’intenerii molto, ma poi riflettei: Non abbandonarmi? Diglielo a lei, non a me. Ecco. Però quella faccia (c’era una faccia, in effetti: era quella di una busta di plastica con la faccia, stampata sopra una busta di plastica. Praticamente una busta di plastica in maschera. Questo forse  avrebbe dovuto insospettirmi), quella faccia, dicevo, guardava me, con quell’espressione tipica che hanno le buste di plastica in autobus terrorizzate dall’idea di essere abbandonate.

Ma si sa, il mondo moderno è spietato. Non guarda in faccia, per così dire, a nessuno. Col pianto nell’anima scesi una fermata dopo e dimenticai velocemente che quella sventurata busta aveva bisogno di me.

La vita c’impone d’indurire i nostri cuori. Come faremmo se no? Il mondo ci apparirebbe popolato di oggetti bisognosi, malati, moribondi, dipendenti da un nostro gesto pietoso, da una nostra attenzione o distrazione. Ricomprami. Non abbandonarmi. Non buttarmi nella spazzatura. Riparami. Spolverami. Cambiami la lampadina. Cambiami le pile.

La vita sarebbe intollerabile. Il cinismo si rende indispensabile, per sopravvivere.

3 thoughts on “Oggettività

  1. Caro Marco, non ho capito chi sia l’autore del racconto, spero sia tuo perchè è davvero bello. Certo, l’idea che qualcuno rifletta sugli appelli che le cose ci mandano e non su quelli degli uomini lascia perplessi e potrebbe spingere al pessimismo. D’altro canto però, la percezione di un mondo completamente umanizzato, in cui anche gli oggetti hanno anima, sentimenti e bisogni potrebbe, al contrario, far pensare ad una sensibilità diffusa, ad un modo nuovo e profondo di guardare la realtà al di là di ogni cinismo.
    A parte le riflessioni filosofiche, trovo che l’ironia di questo racconto sia davvero gradevole e garbata.

  2. In effetti il racconto è mio (quando non ci sono altre indicazioni, sarà sempre così). Sono contento che ti sia piaciuto.
    Come sempre, ognuno è legittimato ad interpretare le cose scritte secondo la propria sensibilità …
    A me divertiva semplicemente mettere sulla carta delle piccole ossessioni che coltivo nella realtà (forse in maniera meno caricaturale). Grazie comunque per l’apprezzamento…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *