Io -il titolare di questo blog-, per quanto poco importi all’universo, solo accidentalmente ora, dopo la faccenda della lista dei professori della lobby sionista e quella della contestazione della presenza di Israele al Salone del Libro, e prima di innumerevoli altre pericolose idiozie che inevitabilmente seguiranno, sento il bisogno di dichiarare formalmente:
- che sono un lobbysta sionista
- che amo appassionatamente la cultura ebraica, gli scrittori ebrei, i musicisti ebrei, gli artisti ebrei, i registi ebrei, gli sceneggiatori ebrei, gli attori ebrei, gli psicologi ebrei, i filosofi ebrei. Gli ebrei;
- che sto dalla parte di Israele e degli israeliani contro coloro che vogliono buttarli a mare da sessant’anni, indipendentemente dal fatto che anche i palestinesi abbiano diritto ad uno stato democratico;
- che sono sempre più preoccupato, e con fondati motivi, dell’antisemitismo che avvelena le menti ed i cuori di un sacco di gente, travestito da “antisionismo”, e giustificato da un idiota riflesso di presunta “giustizia”;
- che mi piacerebbe essere -forse lo sono, non lo so- uno sporco ebreo
- che tutto il peggio che abbia prodotto l’umanità, nelle manifestazioni organizzate di tipo ideologico (il nazifascimo, lo stalinismo, l’integralismo islamico, l’inquisizione, ecc.), ha in comune almeno i nemici: gli ebrei. E Israele, la democrazia liberale, gli Stati Uniti;
- che questo, anche se non solo questo, sia già un ottimo motivo per amare gli ebrei, Israele, la democrazia liberale, gli Stati Uniti.
Ecco fatto. Ora va un po’ meglio
credo proprio che se tu fossi uno “sporco ebreo” lo sapresti.
Resta da chiedersi cosa cambierebbe esserlo, per te e per la tua vita. Un ebreo non è automaticamente una persona meravigliosa. Ci sono ebrei di talento, ebrei buoni e bravi, ed ebrei stronzi, esattamente come ci sono italiani, francesi, tedeschi, giapponesi, ecc. ecc. di talento, buoni e bravi, o stronzi.
Mi colpisce questa idealizzazione sfegatata che suona un po’ come il tifo per una squadra di calcio. Questo “noi – o, nel tuo caso, loro – sono i meglio” mi sembra una forma di fanatismo, l’altra faccia del cosiddetto “antisemitismo”, etichetta sotto cui si cerca di bollare anche quelle giuste critiche al comportamente dello stato di Israele nei confronti dei palestinesi. E’ troppo facile fare di tutta l’erba un fascio.
D’altra parte c’è da notare che si sta parlando di un popolo che effettivamente da cinquemila anni sostiene di essere il popolo eletto, con tutto quello che deriva da questa convinzione. Ma anche qui non si tratta di generalizzare, per carità. Non fraintendermi. Solo che forse si può essere turbati dal fatto che gli ebrei siano stati dichiarati nemici un po’ da tutti, come giustamente affermi tu, e di com’è singolare il contrasto con questo sentirsi “prescelti da Dio”, che è comunque storicamente precedente a tutti gli antisemitismi.
Io in genere sto dalla parte dei deboli e dei perseguitati, dimmi tu chi lo è attualmente. Oltre a immaginare di poter avere avuto una trisavola ebrea, hai provato a immaginare di vivere, anche solo per una settimana, come un palestinese nella striscia di Gaza, o in generale in territorio israeliano?
Per quanto riguarda il boicottaggio alla Fiera del Libro, non sono molto informata e non ho le idee molto chiare, quindi probabilmente mi sbaglio. Non credo che sia opportuno mescolare la letteratura con la politica in una manifestazione del genere, cultural – commerciale. Ma se proprio si intende celebrare il 60° anniversario della fondazione di Israele – e qui ci sono state, a quanto mi risulta, dichiarazioni estremamente contraddittorie e ambigue – non sarebbe stato giusto invitare scrittori ebrei E scrittori palestinesi? Non mi sembra che ciò sia stato fatto, correggimi se sbaglio.
La democrazia sarebbe l’optimum in un mondo ideale, purtroppo è in genere solo quello che sembra il male minore. Non ci si può dimenticare che un paese, come gli Stati Uniti, che proclamano di essere modello di democrazia per tutto il mondo, sia anche purtroppo esempio di razzismo feroce nel corso dei secoli. Eccetera eccetera, non voglio enumerare cose che sai benissimo. Perciò non riesco a capire il tuo tifo entusiastico.
Con tutto ciò non voglio dire che sono a favore del boicottaggio. Temo che questo sia purtroppo un problema in fondo irrilevante, che non modificherà in nulla il terribile stato delle cose in quel Paese, e temo anche che potrà essere sfruttato per aumentare il senso di vittimismo, che è sempre generatore di nuova violenza.
Però per esempio non mi piace per niente che le Olimpiadi si faranno in Cina, quando penso a quello che, tra tutte le altre cose, i cinesi hanno combinato e continuano a combinare in Tibet, e come nessuno, al di là di singoli individui, sia intervenuto per cercare di impedire questo. Per esempio temo purtroppo che finché campo non riuscirò a visitare la Birmania, che dev’essere un Paese meraviglioso.
E’ assurdo fare delle cose atroci, e poi, se qualcuno osa osservare “questo non è giusto, così non va” reagire con “vedete? ce l’hanno sempre tutti con noi”. Per questo non concordo con la tua definizione “idiota riflesso di presunta giustizia”, di nuovo generalizzata a tutto e a tutti. Se non sbaglio c’è stato perfino qualche ebreo che si è dichiarato d’accordo con il non invitare gli scrittori ebrei. E, ripeto, io non sto difendendo l’una o l’altra posizione. Escludere qualcuno non è bello, anche quello che sta succedendo lì non è affatto bello, e mi chiedo quali forme alternative di protesta siano a disposizione, quale mezzo di lanciare un segnale.
Mi sono stupita di quello che hai scritto e del tono, e temo di correre il rischio di essere fraintesa e inclusa fra gli “antisemiti”. Ti prego di credere che non lo sono.
Concludo con un piccolo aneddoto di carattere personale. Quando ho viaggiato in Israele ho avuto per breve tempo un corteggiatore ebreo. Quando seppe che mia madre è nata a Tunisi, fece una faccia orripilata e disse “E’ araba?” con uno sguardo e una voce di profondo disprezzo. Si tranquillizzò quando lo informai che mia madre è italiana, nata lì perché a quell’epoca ce n’erano parecchi di italiani in Tunisia. Così continuò a corteggiarmi per un po’, poi le nostre strade si divisero.
Perdonami l’ insignificante divagazione, l’ho aggiunta solo come piccolo e lieve svolazzo finale.
Ti saluto
ondina
Allora.
Tiro un respiro profondo e rispondo subito, vincendo la tentazione di rimandare ad un momento in cui “dovrei” essere più lucido e meno stanco. Quel che ti dirò non sarà perfetto, studiato, preciso (non lo sarebbe stato comunque), ma è “sull’onda”.
Come sull’onda è stato il riflesso che mi ha fatto scrivere questo post.
Per cominciare, il discorso sull “eccellenza” ebraica, mi rendo conto, è pericoloso per i motivi che tu sottolinei, ondina, e di cui sono consapevole. Ma io non voglio affermare nessuna superiorità oggettiva. Il mio è un riflesso puramente sentimentale,
per così dire. E’ un riflesso di identificazione e/o ammirazione. Sento profondamente miei -e tu lo sai, ne abbiamo parlato spesso- alcuni dei nuclei base della cultura ebraica, mi ossessionano. E -nè più nè meno di quanto ho scritto- tra gli artisti e gli intellettuali che amo di più, constato che la presenza ebraica è preponderante.
Questo mi porta semplicemente ad avere un riflesso supplementare di solidarietà verso gli ebrei che non è solo e semplicemente quello verso il popolo millenariamente perseguitato, la solidarietà per la vittima (che poi oggi molti gli attribuiscano solo
la prerogativa di carnefice, è un altro discorso, tremendo), ma anche quello di chi per vicinanza ed affinità sente ancora più dolorose le ferite inferte all’amico, al fratello al maestro. So che il riflesso etico dovrebbe essere quello di provare uguale trasporto emotivo verso qualsiasi vittima. E cerco di praticarlo. Ma se ti ammazzano tuo fratello davanti agli occhi, è umano soffrire un po’ di più che per un lontano parente di cui hai avuto notizia.
Stavo per partire con una lunga dissertazione su Israele, la sua storia, la sua politica, le sue ragioni eccetera. Ma forse è uno sforzo inutile. Non arriva al punto.
Quello che voglio dire, con una certa fermezza, per così dire, è che non ne posso più di essere “relativo” ed equidistante. Non posso essere equidistante tra la democrazia -minore dei mali, sono daccordo. Ma il resto non è un po’ peggio, è pessimo- e i
tagliagole, i lapidatori di adultere, gli impiccatori di omosessuali. Non posso essere equidistante tra chi manda i dodicenni a farsi esplodere negli autobus e uno stato (l’unico stato del medio oriente dove un cittadino arabo -arabo, ripeto- gode di tutti i diritti civili), che per difendere ne più ne meno che la propria esistenza fa talora cose orribili ma quando le fa le mette in piazza, lacera l’opinione pubblica, ne discute, ne scrive, istruisce processi se necessario, e ha una coscienza civile collettiva vigilissima. Non posso e non voglio.
La democrazia non è relativa. In Birmania non c’è democrazia. In Cina neppure. Negli USA si. C’era quando i negri non potevano sedersi negli stessi posti dei bianchi, e c’è adesso che forse avrà un presidente di colore. Non c’è stato nessun cambio di regime, la costituzione è sempre la stessa. Ed è precisamente il fatto di essere una democrazia ciò che ne consente l’evoluzione e la conquista di nuovi diritti.
Ma non solo. Voglio dire anche che bisogna cercare di porre un argine culturale in ogni occasione di fronte ai tanti -e quanti ne conosco, ottimi amici spesso-, che mescolando schematismi ideologici ormai quasi inconsci e sentimento etico individuano il “nemico” sporco e cattivo (l’America, il capitalismo, l’imperialismo, il sionismo) e diventano dei veri e propri antisemiti inconsapevoli quando si parla di Israele. Ne conosco, ti assicuro, che fanno discorsi sulla “lobby ebrea di Hollywood” e su quelli “che non si fidano dei non ebrei”, “che si aiutano tra loro” e via dicendo. Roba terribilmente vecchia, purtroppo.
Nulla a che vedere col popolo eletto, direi. Lo hanno eletto loro, da duemila anni. Ultimamente lo avevano eletto alle camere a gas. Vittimismo? Senso di colpa dell’europeo gentile? Ok, può essere. Sempre meglio di quello dell’occidentale che gode del benessere capitalistico, si sente in colpa per il resto del pianeta e non trova di meglio che diffidare dell’unico regime politico che è in grado di assicurare, ovunque, un livello minimo di benessere e dignità agli uomini: la democrazia, appunto.
E’ un po’ difficile comunicare con qualcuno che sembra così preso dalla sua posizione “sentimentale”, e che proclama in tono orgoglioso di non poterne più di essere “relativo ed equidistante” (puzza di pregiudizio), ma ci provo lo stesso, non perché spero di farti cambiare posizione, non mi interssa – ognuno ha il diritto di pensarla come vuole – ma perché la tua risposta non mia ha dato la sensazione di essere stata del tutto capita.
Si sta parlando degli ebrei o del governo dello Stato isrealiano? Sugli ebrei in generale non posso dire niente. Sono esseri umani, di ceppo semitico (lo stesso a cui appartengono gli arabi). Non mi riesce di fare un discorso sulle differenze genetiche insite nell’etnia, perché sostanzialmente non riconosco che esista un’etnia superiore alle altre. (intenzionalmente non uso la parola “razza”: ne esiste una sola, quella umana).
Allora, si sta parlando del governo isrealiano, o meglio, dello Stato di Israele rappresentato dai suoi uomini politici? In questo caso, spero che ammetterai anche tu che prendono decisioni orribili, e che il loro comportamente fa pensare a un deliberato, programmato e crudelissimo tentativo di annientamento dei palestinesi.
Il fatto che Israele sia un Paese “democratico” torna certamente a suo onore e lascia qualche speranza. Resta il fatto che un ordinamento democratico non dev’essere automaticamente lasciapassare e scusante per qualsiasi nefandezza. E, anzi, proprio il fatto che si tratti di un Paese in cui si svolgono libere elezioni, fa riflettere: le decisioni prese dai governanti non sono imposte con la forza, ma sono l’emanazione di un’autorizzazione che proviene evidentemente dalla maggioranza degli ebrei israeliani. Come la pensino i singoli individui, è tutt’altro discorso, e come ti ho scritto ci sono stati anche ebrei che si sono dichiarati contrari, sia alle violenze esercitate da Israele, sia all’invito di Israele al Salone del Libro (tanto per ricondurci all’argomento da cui è partita questa nostra conversazione).
Mi potrai rispondere “ecco vedi? Gli ebrei dimostrano libertà di pensiero proprio per questa differenza di opinioni; gli altri no”. Non è così, e lo sai benissimo. Ci sono molti palestinesi e molti arabi che rifiutano il terrorismo e gli attentati, e che pensano liberamente, e che si augurano una convivenza pacifica.
Quelli di cui parli sono gli integralisti, e ce ne sono altrettanti fra gli ebrei. Gli ebrei ortodossi sono terribili! e ce ne sono moltissimi in Israele, e probabilomente proprio grazie a loro la politica di Israele, che sfiora da vicino il genocidio, può prosperare.
Allora, di chi stiamo parlando? E’ orribile che esseri umani si facciano saltare in aria allo scopo di ammazzare qualche nemico, ma è altrettanto orribile che un popolo intero venga privato di terra, case, alberi, cibo, lavoro, opportunità, libertà di spostamento, cure mediche, vita.
E poi, non credi che chi ricorra al suicidio – omicidio come forma di lotta e di protesta, non lo faccia certo per divertimento, ma perché sta male, proprio male male? Non riesci a vedere che il terrorismo, che in sé è atroce, ha radici in problemi reali, e che si dovrebbe intervenire su questi problemi invece di reprimere, venticarsi, distruggere, torturare, massacrare?
E quali diritti civili avrebbero i palestinesi, scusami tanto? Solo sulla carta? Grazie tante!
A proposito della Fiera del Libro: mi risulta che, alla ragionevole proposta di invitare anche scrittori palestinesi (intellettuali che vivono in Israele!), L’Ambasciata di Israele abbia “posto il veto” (!!!). Se non è “boicottaggio” questo…
La differenza fra una democrazia e una dittatura la so da me. Quando ho parlato di Cina e Birmania non volevo paragonare due Paesi- dittature al regime che c’è in Israele. Ma solo fare una riflessione sull’opportunità di “boicottare”, quando le Nazioni non muovono un dito per evidenziare uno stato delle cose intollerabile e per cercare di cambiarle in meglio. Volevo dire solo che purtroppo non ho il potere di impedire le Olimpiadi in Cina, ma nel mio piccolo posso decidere di non acquistare mercanzia cinese, di non andare in Cina, in Birmania, e probabilomente, visto come si sono messe le cose, nemmeno di nuovo in Israele.
Quando parlavo di vittimismo mi riferivo a quello ebraico, questo continuo giustificare tutto col fatto che sono stati perseguitati. E chi nega questo? I pogrom, le persecuzioni, le leggi razziali, l’emarginazione, l’Olocausto ci sono stati purtroppo, e sono stati eventi tremendi. Ma cosa c’entra questo col presente e con quello che combina Israele adesso? Cosa c’entra con le critiche che vengono fatte a Israele ADESSO?
E’ vero che chi parla di “lobby ebraica” dice cose “vecchie”. Ma anche le camere a gas è un discorso “vecchio”, anche se spaventoso. E purtroppo, paradossalmente, attualissimo, in quanto l’analogo delle camere a gas c’è ancora, c’è ovunque, c’è in tutti i Continenti. Credo che ci convenga guardare agli stermini presenti, in tutti i luoghi e in tutte le forme.
Mi rendo conto che è molto facile accusare di “antisemitismo” chi fa discorsi del genere, ma è un’etichetta superficiale e banele (con questo non voglio negare che il vero antisemitismo ci sia! C’è però purtroppo anche un “antiarabismo” (e mille altri “antiqualcuno”), come la piccola esperienza personale che ti ho raccontato voleva sottolineare. Terribile, non è vero?
E per concludere:
forse un modo per diventare uno “sporco ebreo” c’è.
Dal momento che la storia, la cultura, l’essenza dell’ebraismo si fondano sulla Bibbia, ti consiglio di convertirti. Potresti anche fare una formale richiesta di ammissione, magari, che ne so, rivolgendoti a qualche scuola rabbinica. Visto che gli ebrei sono così aperti e democratici non dovrebbero esserci problemi, anzi credo che verrà molto apprezzata la tua entusiastica identificazione con tutto ciò che è “ebraico”. Se invece dovesse insorgere qualche problema, che ne so, magari potrebbero obiettarti che si può essere ebrei solo per diritto di nascita, questo potrebbe essere purtroppo un argomento a favore di che sostiene che sono una “lobby” e che “se la vedono sempre tra di loro”. Magari vale la pena di provare, se non altro per verificare. E poi c’è comunque la possibilità di realizzare il tuo sogno…
ondina
Scusa, ti ho appena inviato un commento, ma mi è venuto in mente qualcos’altro.
Ti avevo scritto una cosa che mi fa riflettere: La storia del “popolo eletto”. Dunque, da più di cinquemila anni gli ebrei sono convinti di essere il “popolo eletto”, e questa convinzione, ti dicevo, è storicamente precedente a tutti gli antisemitismi.
Mi viene un dubbio: non sarà che chi proclama una convinzione del genere – e le convinzioni inevitabilmente generano comportamenti – prima o poi qualche ostilità rischia di attirarsela?
Boh. Sarà forse uno psicologismo a buon mercato…
Ti saluto
ondina
peccato averti letto solo oggi. avevo una cosa da segnalarti. ma ora è andata
Non so perchè mi sai un pò di sfigato coglione…